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28 febbraio 2008

I vampiri siete voi!!!

Non mi riferisco assolutamente ai lettori di questo blog, nè allo stato che quando non avremo più soldi in tasca per pagare le imposte probabilmente inizierà a chiederci di contribuire versando all'erario sacche di sangue.
Mi riferisco invece alle case cinematografiche che da anni, finanziano e producono film horror (e non solo questo genere è in crisi) completamente privi di trama e suspance, riproponendo temi triti e ritriti che però spopolano al box office ma finiscono con l'annoiare e disgustare qualsiasi spettatore con un minimo di gusto.

Lo spunto per questo mio intervento mi è stato dato dalla mia visione odierna del film "30 giorni di buio" che, fino ad oggi, ha incassato in Italia ben 2.400.000 euro dopo venti giorni esatti dalla sua uscita e che vanno a sommarsi ai 39 milioni di dollari raccolti in USA per un totale mondiale stimato attorno ai 70 milioni di dollari di incassi.
Non certo cifre da colossal, ma direi che rispetto ai 32milioni di dollari che è costato alla produzione è stata un'operazione commerciale di ottima riuscita dovuta, secondo il mio parere, soprattutto all'enorme campagna promozionale, all'aver posto la sua uscita nelle sale americane poco tempo dopo halloween e all'aver illuso i moltissimi fan del fumetto da cui è stata ispirata la sceneggiatura.

Il film racconta di un gruppo di vampiri che attaccano ferocemente una tranquilla cittadina dell'Alaska che in inverno passa 30 giorni senza poter godere dell'esposizione al sole, dopo aver sbranato buona parte della popolazione iniziano a dare la caccia ai pochi superstiti capitanati dal giovane sceriffo Eben che si rifugiano prima in una soffitta, poi al market ed infine nell'ufficio dello sceriffo. Non mancano scene da puro splatter-movie con tanto di arti mozzati, ettolitri di sangue finto che schizzano in ogni dove e decapitazioni ma i momenti di vera paura per lo spettatore mancano all'appello.

La pochezza del film si trascina fino allo scontatissimo (e a dirla tutta pure insensato) finale ma le incongruenze vengono snocciolate dall'inizio alla fine, tanto che affermo con certezza di aver visto uno dei peggiori film sui vampiri della storia.
La cosa peggiore è che critica e incassi sono ciò che conta e quindi è ovvio ipotizzare che quando la Columbia Pictures (casa distributrice di questo obbrobrio) si troverà a dover scegliere se produrre un altro horror di scarso contenuto e sicuro successo come questo oppure una pellicola innovativa, ricca di creatività ma che non garantisce un buon riscontro economico sceglierà la prima opzione e chi ci perde siamo soltanto noi spettatori.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutto sta a saper scegliere (o meglio, individuare) i buoni prodotti da quelli pessimi.
E' giusto a parer mio, andare a vedere ogni tipo di film, anche i peggiori, se se ne hanno le possiblità, per conoscere l'oggetto delle critiche e avere l'opportunità di parlar male di un fuilm. Prché per parlar male di un film, bisogna averlo visto. Per questa ragione vado a vedere qualunque cosa al Cinema, se posso.
Ma è ovvio che le grandi produzioni, salvo rari casi, badino più al budget e ai succesivi o conseguenti incassi, piuttosto che al valore vero del film. Ci tocca sorbirci tonnellate di pellicole Blockbuster, ma in mezzo, sotto strati di polvere, rimangono i Lynch, i Cronenberg, gli Herzog, i Godard, gli Akin, i Kitano, gli Olmi, i Sokurov, gli Shyamalan, gli Avati, i Kieslowski, glii Scorsese, i Bogdanovich, gli Zemeckis, i Malick, i Jackson, i Weir.....

Più tutti quelli che furono.

Bigmazza ha detto...

il problema è ke questa tonnellata di pellicole blockbuster continua a dare grandi profitti alle case cinematografiche e questo orienta le loro scelte sempre + su prodotti di questo tipo.

prendi ad esempio cloverfield, girato con un budget bassissimo che ha raggiunto livelli eccezionali di incassi soltanto per la campagna pubblicitaria che per mesi ha invaso internet e poi le tv volta ad incuriosire il pubblico con filmati che inizialmente non si comprendevano ma pian piano si arricchivano di particolari.